Ricordo come fosse un sogno sfumato il giorno in cui portarono il pianoforte in casa nostra.
Era destinato a mia sorella ma io, più piccolo di nove anni, provavo una curiosità morbosa per quell’oggetto, dall’eleganza magica ed austera.
Mi ritagliavo sempre più tempo per strimpellarlo e ne percuotevo i tasti con due sole dita di una mano, una a destra e l’altra a sinistra.
Con l’aiuto del caso e avendo ricevuto in dono un discreto orecchio, creavo le mie prime composizioni, alcune delle quali sopravvivono ancora oggi e resteranno perenni incise su disco.
A volte, preso da istinto di esplorazione, aprivo la parte superiore del pianoforte per scoprire l’insieme dei meccanismi che generavano il suono.
Corde, martelletti, cavi collegati ai pedali, tutto in funzione di vibrazioni da incanto.
Sono le stesse che mi fanno compagnia da oltre trent’anni.
Quante volte ho rinunciato alle partite di pallone con gli amici per poter scrivere, suonare, emozionarmi!
La scrittura è la mia esigenza comunicativa, il suono è l’estetica che esprime tale insopprimibile bisogno.
Fondamentalmente sono un malinconico, adoro le tonalità minori e i tempi moderati, ma mi cimento spesso, all’esigenza, con musicalità brillanti.
Sono fortemente contaminato da tutto ciò che è alieno alla mia esperienza umana ed artistica.
Nelle mie composizioni si possono apprezzare strumenti rari, le cui origini risalgono a remoti angoli sperduti del mondo e, di quei recessi, assorbo anche lo stile.
Ne scaturisce un viaggio sonoro privo di traguardi, mete, destinazioni da raggiungere.
Sei pronto a partire?
Buon viaggio!